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ESCLUSIVA. Azzollini rinnova i contratti dei dirigenti per altri 5 anni: Molfetta feudo politico
24 luglio 2012

MOLFETTA - Una delibera giuntale annunciata, ma mai pubblicata. Fino a oggi pomeriggio. L’amministrazione Azzollini ha rinnovato ai 4 dirigenti del Comune di Molfetta il contratto in scadenza il 31 dicembre 2012: due gli esterni di nomina politica, il dott. Giuseppe de Bari, dirigente dei settori Socialità ed Economico-Finanziario, e il dott. Mimmo Corrieri, dirigente del settore Affari Generali. E due funzionari subapicali, collocati in aspettativa senza assegni dal posto d’organico ricoperto, il dott. Enzo Roberto Tangari, dirigente dei settori Demografia-Appalti e Sicurezza, l’ing. Enzo Balducci, dirigente dei settori Territorio (ad interim) e Lavori Pubblici.
Rinnovati i contratti per i settori Affari Generali, Economico-Finanziario, Lavori Pubblici e Demografia-Appalti e Contratti, i restanti posti (Socio-Educativo, Territorio e Sicurezza) ora vacanti nella dotazione organica comunale, saranno coperti con procedure concorsuali pubbliche per contratti a tempo indeterminato. Anche se, specifica la delibera, «nelle more dell’indizione delle procedure selettive pubbliche si potranno conferire incarichi dirigenziali “ad interim” ai dirigenti in servizio al fine di assicurare la normale funzionalità dei servizi comunali o procedere con avvisi pubblici per la temporanea copertura dei settori vacanti». È probabile che quelle dirigenze vacanti saranno poi affidate ad interim, visto l’andazzo amministrativo e politico degli ultimi anni che ha caratterizzato l’amministrazione Azzollini.
Redatto forse sin da febbraio 2012, questo atto amministrativo è stato uno dei pomi della discordia che ha sfaldato l’amministrazione Azzollini. Infatti, all’approvazione di lunedì 16 luglio erano assenti gli assessori Mauro Magarelli (Municipalizzate), Enzo Spadavecchia (Sport), Luigi Roselli (Socialità) e Pietro Uva, ancora formalmente assessore all’Urbanistica e vicesindaco, nonostante le dimissioni consegnate al sindaco Antonio Azzollini. Si attendono imminenti decisioni al vertice, ma anche da parte di altri componenti della giunta (in particolare Magarelli, di cui si vociferavano le imminenti dimissioni già venerdì). La tensione sale alle stelle, trattandosi di un vero e proprio golpe che ipoteca il comando in maniera antidemocratica, indipendentemente dagli esiti della futura campagna elettorale. E a breve si potrebbe verificare un vero e proprio tsunami politico.
Come Quindici aveva già annunciato nel numero cartaceo di maggio 2012, questa delibera palesa non solo la totale aberrazione del potere del sindaco Azzollini, ma soprattutto lo stravolgimento pieno della ratio legislativa vigente. Insomma, una vera e propria coartazione della democrazia e del diritto: anzi, la delibera potrebbe anche essere tacciata d’irregolarità e indirizzare i fari della Procura della Repubblica nuovamente sul Comune di Molfetta. Basti pensare che per la nomina di un dirigente dovrebbe essere bandito quantomeno un concorso pubblico, evitando però di reclutare dirigenti direttamente dall’esterno senza procedure pubbliche o fasi comparative. Del resto, se un assessore resta in carica 5 anni (quando va bene) e un dirigente sulla sua poltrona a vita, chi comanda effettivamente negli uffici comunali e amministra realmente la città?
Un rischio annunciato a febbraio dal segretario del Pd, Giovanni Abbattista. «Con questo provvedimento il sindaco Azzollini realizzerebbe, a spese dei cittadini molfettesi (oltre 300mila euro con incentivi vari, ndr), il duplice obiettivo di saldare i suoi ‘debiti’ politico-elettorali nei confronti dell’entourage che lo sostiene e di occupare i ruoli chiave della macchina comunale acquisendo il controllo di settori essenziali dell’amministrazione comunale anche oltre la fine del suo mandato».
Di sicuro quanto riportato in delibera non motiva assolutamente l’anomala decisione assunta dalla giunta Azzollini, anzi accresce le perplessità non solo politiche, ma soprattutto legali e burocratiche: siccome l’incarico dirigenziale scade con il mondato del sindaco, «al termine del mandato elettivo del sindaco questo ente si ritroverebbe con la vacanza di n. 7 figure dirigenziali su 8 (solo un dirigente ricopre il suo incarico a tempo indeterminato, il dott. Giuseppe Lopopolo, dirigente del Settore Tributi, ndr) con gravi conseguenze in ordine alla funzionalità dei servizi comunali, alla loro ordinaria gestione ed allo sviluppo della programmazione amministrativa».
Insomma, con arroganza politica, Azzollini vorrebbe allungare la sua longa manus anche sulla prossima amministrazione (di qualunque schieramento sia), imponendo a Molfetta il suo dominio politico-amministrativo sotto altre forme. Un’intenzione rafforzata da un altro periodo della delibera, in cui si ricorda che il DPR n. 361/57 e il D.Lgs. n. 533/93 prevedono la cessazione del mandato elettivo del sindaco almeno 180 giorni prima della data di scadenza per l’incompatibilità elettiva delle figure di sindaco-senatore: e anche, in questo caso, si ribadisce che il rinnovo del contratto vorrebbe assicurare il corretto svolgimento delle funzioni amministrative essenziali.
Però, la delibera non proroga i contratti fino alle prossime elezioni comunali o a un prossimo bando comunale indetto dalla futura amministrazione per la nomina di nuovi dirigenti: ma rinnova per altri 5 anni le stesse figure dirigenziali. Molfetta si trasforma così nel Granducato del dominus legibus solutus Azzollini.
 
Nelle prossime ore maggiori approfondimenti sulla situazione politica, ormai pronta a esplodere come una bomba a orologeria, con una disamina anche legale sulla delibera varata dalla giunta Azzollini.
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Marcello la Forgia
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Molti sostengono che oggi vi sia più corruzione pubblica di un tempo. E' difficile avere delle idee quantitativamente precise sull'argomento, anche se il grande sviluppo dello stato sociale, e quindi l'aumento della sfera “pubblica” (come apparati, risorse e interventi pubblici) hanno certamente moltiplicato le occasioni di corruzione. Quel che conta è che comunque, grande o piccolo che sia, questo fenomeno costituisce un grave danno per la collettività: non si riflette abbastanza sulla circostanza che la corruzione, oltre a sottoporre la società a un sistematico taglieggiamento e a incrinare la fiducia nella democrazia, ha come effetto principale l'emergere di un personale politico dal livello morale infimo, sempre pronto a far prevalere sull'interesse pubblico il proprio o quello della propria parte. Nella “cleptocrazia” la lotta per emergere premierà coloro che sono più esperti nelle sue regole di funzionamento, gli affaristi, i maneggioni, i mediatori d'affari, lasciando ai lati coloro che, inesperti in tutto ciò, potrebbero rendere i maggiori servigi alla collettività. Il più fedele misuratore del grado di corruzione di un sistema politico è probabilmente il livello (culturale, professionale, civile) del suo personale: da questo punto di vista, senza però che si possa generalizzare, non c'è da consolarsi. La corruzione appare così per quello che è: non (solo) una “questione” morale individuale, ma una questione politica strettamente intrecciata alla “questione democratica”. Se la democrazia fosse pienamente realizzata, se la pubblicità dei comportamenti fosse sempre assicurata, chiunque si asterrebbe dal praticare la corruzione per non incorrere nelle sanzioni che ne deriverebbero. La pubblicità si dimostra dunque l'esigenza fondamentale: pubblicità nelle procedure di decisione pubblica, trasparenza nei rapporti finanziari tra i partiti e i loro finanziatori, tra i membri del parlamento e coloro che talora ne pagano i comportamenti, pubblicità nelle nomine dei funzionari pubblici chiamati a gestire grande potere e molte risorse, ecc. Gli strumenti principali di questa lotta sono quelli che possono “fare luce”: la stampa e la magistratura. OGNI VOLTA CHE SI ATTENTA ALLA LIBERTA' DELLA PRIMA E ALL'INDIPENDENZA DELLA SECONDA, E' PER INDISTURBATAMENTE GESTIRE IL POTERE COME LA DEMOCRAZIA NON CONSENTIREBBE. (Questa Repubblica – Gustavo Zagrebelsky)


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