MOLFETTA - Doveva essere un confronto politico civile nell’interesse della collettività, quello di ieri sera in Consiglio comunale. Alla fine, l’ordine del giorno richiesto dall’opposizione per il rinnovo dei contratti dei 4 dirigenti comunali si è ridotto alla solita pantomina antidemocratica: la maggioranza del sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, forse preoccupata di inciampare sul provvedimento, si è barricata dietro una inutile pregiudiziale, annullando maldestramente la discussione con una serie di meri e vacui arzigogoli.
Pregiudiziale claudicante? «È una mozione infondata per tablas», il commento del capogruppo dell’opposizione, Mino Salvemini (Pd), alla pregiudiziale posta dal capogruppo di maggioranza Angelo Marzano (Pdl). Riprendendo la sentenza n.24856/08 della Corte di Cassazione, secondo Salvemini «il consiglio ha piena competenza di discutere anche argomenti che non siano di sua competenza, ma di competenza della giunta o in relazione a qualsiasi tematica dell’amministrazione locale per gli interessi della collettività» (numerose le interruzioni dell’intervento da parte di Marzano e del consigliere di maggioranza Pasquale Panunzio). Contrari alla mozione anche gli altri consiglieri di opposizione.
Azzollini ha, invece, condiviso in toto la pregiudiziale di Marzano, pur consapevole di consegnare al Consiglio comunale e a una anoressica e inesistente maggioranza, ridotta ad appena 16 consiglieri (assenti Mauro Spaccavento, Giovannangelo de Gennaro, Raffaele Laghezza, Lele Sgherza e Pietro Mastropasqua, mentre Lillino Giancola, capogruppo di Molfetta in Azione, è stato presente all'appello, ma non alla seduta), una interpretazione tutta personale e, perciò, «opinabile».
«Se fosse vera quell’interpretazione (quella di Salvemini e della Corte di Cassazione, ndr), tutte le determine di giunta potrebbero essere soggette ad autoannullamento, andando contro lo spirito della competenze separate. Dunque, ciò che non è materia propria del consiglio ne puoi parlare - la replica di Azzollini rivolto ai consiglieri di maggioranza, in riga e rigidi ad ascoltare come soldatini -. Io non credo che si possa parlare in consiglio ciò di cui si occupa l’altro organismo, ovvero la giunta, perché è come se sottoponessimo a ratifica tutte le delibere di giunta, andando incontro alla vecchia normativa che non è stata riproposta ed anzi è stata separata. Non vedo obiezioni a che tutte le delibere di giunta debbano essere riportate in auto annullamento, introducendo surrettiziamente nel consiglio comunale il potere decisionale. Anche tutte le determine dirigenziali potrebbero essere portate in consiglio, andando al di là anche della vecchia normativa».
Una clamorosa caduta di stile giuridico, cui i consiglieri di maggioranza sono stati costretti a piegarsi: molti hanno espresso il loro voto favorevole alla pregiudiziale di Marzano-Azzollini con un sorriso di contrarietà e rassegnazione, assumendosi, però, la responsabilità politica di aver soffocato ancora una volta il dibattito politico sul merito di una questione amministrativa in consiglio, già esautorato dai suoi poteri e ridotto a Molfetta a un vero e proprio «bivacco di manipoli» (situazione che ricalca il cosiddetto «discorso del bivacco» letto da Mussolini alla Camera dei Deputati il 16 novembre 1922).
Lo stesso Azzollini ha saputo e voluto ben sviare l’attenzione del consiglio e della platea in aula su altri punti, tra cui i clientelismi familiari, l’ospedale, le assunzioni LSU e l’attacco politico ai comunisti (definiti «fru fru»), nonostante la sua primordiale militanza attiva nel PDUP (Partito di Unità proletaria) e nel PCI (Partito Comunista Italiano).
Tra l’altro, «i dirigenti del Comune di Molfetta sono in grado di assolvere fedelmente al loro ruolo», la chiosa di Azzollini, sono autonomi, ma devono attenersi all’indirizzo del sindaco e della giunta: insomma, il sindaco non mette in discussione fedeltà e rispetto della legge.
Resta la forzatura del provvedimento che «è
un’offesa all’intelligenza del sindaco», come ha evidenziato il consigliere
Nicola Piergiovanni (Sel). Un provvedimento che, secondo
Pino Amato, consigliere dell’Udc, «
nessuna amministrazione seria avrebbe varato». Sembra essere caduta nel vuoto anche la sua
interpellanza.
L’ennesima brutta figura dell’amministrazione Azzollini. Una «porcheria» per Salvemini. Un’altra pagina buia e grigia della politica amministrativa molfettese. È probabile che l’opposizione ricorra nelle sedi opportune contro il rinnovo dei contratti dirigenziali con un esposto alla magistratura ordinaria e contabile, come ha lasciato intendere il consigliere Gianni Porta (Prc). Porta ha sottolineato di come Azzollini e la sua maggioranza siano già sconfitti e in ritirata e come tutti gli eserciti in rotta, nella fuga avvelenano i pozzi, come stanno facendo metaforicamente Azzollini & C. a Molfetta. Sarebbe opportuno, invece, coinvolgere attivamente la cittadinanza, l’unica oggi in grado di smontare concretamente il potentato azzolliano e un sistema economico-finanziario e politico che ha steso su Molfetta il velo dell’immobile omertà e della bulimica indifferenza.
All’inizio del Consiglio comunale, l’amministrazione Azzollini ha ratificato l’ingresso in giunta dell’ex consigliera Carmela Minuto, nomina fortemente contestata dal consigliere Amato che ha puntato il dito contro il trasformismo di alcuni consiglieri di opposizione. Chiaro il riferimento non solo alla Minuto, ma anche al neorientrato Francesco Mangiarano, eletto nell’Udc (poi espulso) e passato da subito alla maggioranza, come anche ai consiglieri Pino de Candia (ex Pd) e Adele Claudio (eletta nella lista De Cosmo per Molfetta). Totale assenza di coerenza politica.
Tutti gli aspetti giuridici e politici del rinnovo contrattuale dei dirigenti del Comune di Molfetta sono spiegati sul numero di Quindici in edicola da questa mattina, con un particolare inedito, un emendamento alla legge presentato in Parlamento.
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