MOLFETTA - Cessazione del tempo pieno per le scuole elementari: perse 24 classi (17 attuali e 7 per l’anno 2011-12) e 1716 ore in 4 anni (13 ore/settimana, dunque 429 ore/anno). «Necessaria una diffida al sindaco Antonio Azzollini, all’Ufficio Scolastico Provinciale e Regionale per il ripristino del tempo pieno, pena azione legale», secondo Claudio Menga (a destra nella foto), segretario provinciale Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL, intervenuto all’assemblea convocata dalla Cgil nella Sala Finocchiaro per la questio tempo pieno a Molfetta.
Alla base, i tagli del Governo Berlusconi. Se in provincia di Bari nel 2011 la domanda del tempo pieno è triplicata (conseguente il raddoppio d’organico), si taglia ciò che non è a norma: la grossolana lentezza del Comune di Molfetta ha agevolato la falce governativa (oltre a Bitonto e Palo del Colle).
Eliminate le classi a 40/30 ore, «sono in discussione anche le 27 ore settimanali», ha aggiunto Menga: passando alle sole 24 ore/settimana, l’offerta e i servizi della scuola pubblica saranno inferiori a quella privata. Così il Governo Berlusconi demolisce la scuola pubblica, mentre a Molfetta le inadempienze comunali ne intaccano la didattica.
Silenzio e false notizie? Risicata partecipazione di genitori e docenti, nonostante l’emergenza. Costretti al silenzio per non irritare Azzollini? Anche a Quindici, unica testata a seguire la vicenda, è stato intimato il silenzio. Qualcuno voleva salvare almeno la faccia di fronte alle proprie inadempienze.
Genitori e docenti sono stati rassicurati dalla notizia di un presunto intervento del sindaco all’Usr per sanare la situazione? «Ennesimo raggiro, il problema non è stato risolto», il commento di Gino Salvemini, della Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil. Manipolazione dell’opinione pubblica e propaganda politica per far credere che tutto sia stato risolto?
«Ricatto politico dell’amministrazione» per Giuseppe Filannino, coordinatore Camera del Lavoro Cgil, se si vuol far credere che «grazie a un determinato potere politico si può ottenere quello che, invece, è un diritto». L’amministrazione Azzollini cerca di «mettere una pezza ai propri errori», perché «non ha rispettato i tempi» e ha sottovalutato la situazione, ma è l’unica, ha continuato Filannino, che può intervenire per evitare la soppressione definitiva del tempo pieno.
Tavolo tecnico Comune-scuole-genitori. Se il tempo pieno è stato soppresso, quali sono le finalità pratiche del tavolo Comune-scuola-genitori di questo pomeriggio, convocato subito dopo il comunicato stampa della Cgil per l’assemblea pubblica di ieri pomeriggio?
Si vuole imbonire genitori e docenti, farne la «platea adorante del sindaco Azzollini»? Perché escludere dall’incontro Cgil e stampa? Perché avere come oggetto dell’incontro «servizio refezione scolastica scuola primaria anno 2011-13» e non il recupero del tempo pieno e prolungato, dando per scontato il ripristino del servizio? La frittata è già stata fatta, nonostante qualcuno diffonda il contrario.
Necessario chiedere al sindaco Azzollini di «accelerare la messa a norma delle mense scolastiche, dare una data, dopo l’approvazione del bilancio, entro cui chiedere il ripristino dello status quo nell’organico di fatto a Usr e Usp - ha consigliato Menga - oltre all’impegno che negli anni successivi la situazione sia affrontata secondo la legge». Possibile anche un incontro diretto tra genitori, docenti e dirigenti Usr e Usp.
Cronistoria e (in)adempienze. Ogni anno, il Ministero della Pubblica Istruzione indirizza agli Usr una circolare per la definizione dell’organico (quest’anno la n.21 del 14 marzo 2011). Il 15 marzo il dirigente dell’Usp ha inviato la circolare ai dirigenti scolastici per richiedere l’idoneità delle strutture e dei servizi, rilasciata dall’Asl, e una delibera di giunta o consiglio per l’assunzione degli oneri di spesa aggiuntiva per la mensa. Il 19 marzo la comunicazione è arrivata agli uffici comunali.
«Il Comune da tempo avrebbe dovuto conoscere la situazione», ha sottolineato Salvemini, perché, secondo la circolare del 20 gennaio 2010, inviata all’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e anche ai sindaci pugliesi per il funzionamento della scuola (tra cui il tempo pieno), «i Comuni dovevano farsi carico di una molteplicità di interventi, quali la messa a disposizione di locali, dotazioni e strumenti didattici e l’erogazione di servizi mensa, trasporti e altro». Smontata la tesi dell’amministrazione Azzollini, «completamente falsa» per un docente, se la stessa è intervenuta per la regolarizzazione dei refettori della scuola primaria negli anni passati.
Inoltre, secondo la Legge Regionale n.31/09 per il Diritto allo Studio, entro il 15 dicembre 2010 doveva essere ratificato un programma d’interventi specifici: cosa è stato fatto per il servizio mensa? È stata compilata la scheda predisposta dalla Regione Puglia per ottenere i finanziamenti per il servizio mensa, come dispone l’art.5 della Legge n.31?
Delibera n.59, atto d’indirizzo inutile. Altro mistero, la delibera GC n.59 (atto d’indirizzo per l’assunzione degli oneri, dopo la lettera polemica all’Usr dell’8 aprile): riporta la data del 9 aprile (sabato), ma è stata pubblicata solo il martedì 12. Perché aspettare 3 giorni? Perché non pubblicarla lunedì mattina (11 aprile), se già approvata, avendo avuto una proroga di altre 48 ore rispetto al venerdì 8? Pubblicata in ritardo, consegnata solo il 12 pomeriggio, il tempo pieno è stato soppresso.
«Quella delibera poteva essere approvata anche venerdì 8, giacché la giunta era in sala stampa per l’incontro, ma non c’è stata volontà - il commento di una mamma - mancava il segretario generale, ma il sindaco, che dice di muovere le montagne, poteva richiamarlo per una firma».
Intanto, l’11 aprile (pomeriggio) i docenti soprannumerari avevano ricevuto comunicazione di trasferimento. Insomma, «assoluta inutilità della delibera», per Salvemini, perché intempestiva. Responsabilità di tutti, dal Governo (860 unità tagliata per la Regione Puglia, quasi 300 per la provincia di Bari) fino al Comune di Molfetta (inadempienze e intempestività).
Perplessità di Salvemini anche per l’effettiva assunzione degli oneri della mensa nel bilancio da approvare entro il 30 giugno 2011. Come mai un Comune virtuoso non ha fondi per finanziare in emergenza il servizio mensa?
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