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Capodanno a Molfetta, botti illegali. Bagdad a Piazza Paradiso: esplosi, bruciati e rivoltati i cassonetti dell'immondizia, e non solo Botti illegali per le strade di Molfetta. Cassonetti a terra in via Solferino - via Palestro, via san Silvestro - via Paniscotti, via Immacolata - via Bixio. Festa a Piazza Municipio, un flop. Perché, invece, non realizzarla a Piazza Paradiso? Perché non redarre per tempo un programma di controllo delle zone calde?
01 gennaio 2012

MOLFETTA - Far West Molfetta. Piazza Paradiso, Bagdad. Anche questo è stato un capodanno di fuoco e cretinate, nonostante gli appelli alla prudenza. Ad una mezz’oretta dalla mezzanotte, mentre la maggior parte dei cittadini festeggiava in casa con la famiglia e gli amici l’arrivo del 2012, Molfetta piangeva i disastri di qualche scalmanato. Duole dirlo, soprattutto per mano di alcuni giovani nell’impeto dell’eccitazione e dell’esaltazione, spinti dall’euforia, dall’onnipotenza e del libertinaggio del poter fare “qualsiasi cosa”. Un solo ferito grave (lesione agli occhi), ora ricoverato al Policlinico di Bari.
Una città fuori controllo, per l’ennesimo anno. Dovevano essere maggiori i controlli, soprattutto sulla vendita di botti illegali: a Molfetta, visti i danni, saranno sicuramente arrivati “O’ Spread“, il botto dedicato all’indicatore finanziario, il “Professional“, una batteria pirotecnica, anche la “Bomba Mario Monti”, più violenta della celeberrima “Bomba di Maradona”, e altri fuochi violenti.
In ogni via della città non sono mancati i fuochi pirotecnici, alcuni di grosse dimensioni (come dimostrano le foto), lasciati in mezzo alla carreggiata, creando non poche difficoltà alla circolazione. Strade insozzate di fuochi, piccoli e grandi. Bidoni stracolmi di rifiuti, lasciati anche per strada, e rivoltati dai soliti vandali (quelli fotografati sono in via Urbano Rattazzi e via Immacolata). Oggetti vari al ciglio delle strade. Se alla rotonda di via Ruvo sono mancati i classici mortai, al Viale dei Crociati è stato piazzato un grosso mortaio: le auto già prima delle 22 erano state spostate sul fronte mare e parcheggiate sul gradino.
Ciliegina sulla torta, Piazza Paradiso. Alle 21,50 circa era stata già divelta una centralina della corrente, a quasi 50 minuti dalla mezzanotte la piazza sembrava essere stata oggetto di un bombardamento. Bidoni della spazzatura squarciati dai fuochi, bruciati e rivoltati per strada agli angoli via Solferino - via Palestro, via san Silvestro - via Paniscotti, via Immacolata - via Bixio (e chissà dove altro). Cestini della spazzatura distrutti. Fioriere demolite, così com’era accaduto nella notte tra il 24 e il 25 dicembre. Indignazione dei passanti e di alcuni automobilisti, momentanea: perché nei prossimi giorni il disastro a Piazza Paradiso sarà passato in secondo piano. E il Bronx continuerà a vivere.
Purtroppo, quella zona è sotto il controllo di un certo “manipolo”, che non solo non teme l’intervento delle Forze dell’Ordine (dov’erano a mezzanotte?), ma considera il quartiere una proprietà personale. Libertinaggio che autorizza la distruzione dell’arredo urbano. Eppure, il ripristino dello status quo peserà e non poco sui contribuenti, dunque anche su chi ha compiuto lo scempio questa notte (a meno che non sia “esonerato” dal pagamento delle tasse comunali).
Duemila Comuni italiani hanno vietato completamente o in parte il ricorso ai fuochi d'artificio nella notte di San Silvestro. Il “silenzioso” sindaco senatore Antonio Azzollini ha preferito il “lasciar fare”. Anzi, la festa di fine anno a Piazza Municipio (a quanto pare un flop, per la presenza di pochi cittadini, come si vede dalla foto) ha concentrato l’attenzione delle Forze dell’Ordine in quell’area, lasciando colpevolmente sguarnite tutte le altre. La stessa Piazza Paradiso, che è “zona franca” da decenni (negli ultimi dieci anni nessuno è riuscito a calmierare la zona).
Perché, invece, non realizzare la festa proprio a Piazza Paradiso? Una dimenticanza del sindaco Azzollini o, piuttosto, una scelta voluta per regalare anche l’ultimo dell’anno la più ampia libertà? Quale sarebbe stata la contro-reazione dei “bottinari”?
Fonte d’ispirazione sarà stata, probabilmente, la titolazione della strada via san Silvestro a Piazza Paradiso. Sarebbe ora di cambiarla, programmando in primis il controllo attento e capillare della Forze dell’Ordine nelle zone calde della città, contro la sfacciataggine e l’onnipotenza dei “soliti noti”. Un consiglio al sindaco Azzollini per il prossimo capodanno, per il bene della città e dei suoi cittadini, invece del silenzio. Anche il 2012 si apre con lo stupro della città, non certo un buon augurio. Purtroppo, l’arrivo del nuovo anno non si festeggia solo con i botti, che non temono la crisi economica: esiste il rispetto per la propria città.
 
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Autore: Marcello la Forgia
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Scrive Ulrich Beck ne “I rischi della libertà”. “ Il linguaggio della violenza e dell'odio, presente ovunque in questa società – e non solo in essa – è ancora una volta quello della libertà. L'emergere dell'ugly citizen che inquieta il mondo rimanda, questa volta per così dire in negativo, a un pathos della libertà privo di basi sociali e materiali. – Nessun diritto politico e nessuna assicurazione sul piano sociale, come “condizione moderna”, ovvero in presenza delle tentazioni di una retorica politica della libertà e del consumismo occidentale. In questo caso abbiamo a che fare con nuovi strati di popolazione, minacciosamente in crescita: le persone radicalmente escluse, una versione moderna del “sottoproletariato urbano”, una underclass in continua crescita. Tutti questi concetti non colgono nel segno, ma nella loro inadeguatezza si esprime l'imbarazzo con cui la modernità universalistica reagisce ai propri lati oscuri. Di recente sono stato in Brasile, dove ho avuto modo di farmi una prima idea di quello che ci aspetta. Invece di fare tante analisi, racconterò una breve storia. Il direttore del Goethe Institut stava portando me e mia moglie in giro per Rio di notte. Tuttavia, il nostro cortese accompagnatore passava col rosso, e con una tale sistematicità che era impossibile non accorgersene. Il sospetto che fosse daltonico non costituiva una soluzione del problema, e dopo alcuni secondi di terrore in cui valutai se fosse meglio infrangere le regole della cortesia o cominciare a numerare le nostre ossa per facilitare il lavoro a chi dopo, le avrebbe dovute rimettere insieme, decisi, per legittima difesa, di chiedere al conducente se per caso gli fosse sfuggito che il semaforo era – come già prima – rosso. La risposta non si fece attendere: di notte, a Rio, passano tutti col rosso, perché fermandosi al semaforo si rischia di essere aggrediti. In altri termini, quando si finisce in situazioni di disperazione di massa, è necessario armarsi, e anche ai ricchi e ai “garantiti” rimane solo l'alternativa se essere assaliti o investiti. Da queste distinzioni e riflessioni si può trarre immediatamente una conseguenza: parlare di individualizzazione ha senso solo a condizione che esistano – e funzionino – uno stato di diritto e uno stato sociale. L'idolatria del mercato e un neoliberismo sempre più aggressivo generano, al contrario, atomizzazioni. D'altra parte, è anche vero che, sullo sfondo di processi di individualizzazione ormai avvenuti, è necessario riconquistare qualcosa come la “solidarietà”. Alla base del lamento per la perdita delle “legature” vi è anche un pregiudizio tradizionalistico: le forze creatrici di senso sarebbero una prerogativa delle tradizioni premoderne, ormai sfruttate ed esaurite, ma non della modernità e della libertà cosmopolitica che la caratterizza. Per concludere, vorrei chiarire questo pensiero: la cosiddetta assenza di legami della modernità, il suo egoismo, possono essere superati attraverso l'elaborazione di libertà politiche. Questo significa “arte della libera associazione”.
Cosa aspettate, dunque, a chiamare la polizia del pensiero? Qui, la nuova moltiplicazione di confini del mondo, la separazione e la cristallizzazione in “noi” e “loro”, si produce come iniziativa civica globale, gestita a livello sub politico con gli strumenti e le istanze della società civile. Si tratta di disciplinare, di punire. E di controllare. Se sono sufficienti irregolarità nella vita privata per perdere il posto di lavoro, la visibilità sui media e altro, allora la sessualità, le abitudini linguistiche, il comportamento e le forme di espressione delle persone vengono controllate fin nei minimi particolari. Foucault osservava già molto tempo fa, quando ancora pochi si esprimevano in tal senso, che i più terribili discorsi del potere del nostro tempo non provengono dallo stato moderno, ma sono, piuttosto, creati e gestiti dalle forze e dalle istanze della società “civile”. La quale, pertanto, si rivela assolutamente “incivile”. La parola “criminalità organizzata” viene impiegata come un grimaldello in gradi di spalancare qualunque porta – di infrangere i tabù e i diritti fondamentali. Il sistema di tutele giuridiche costruito in questi ultimi quarantacinque anni si sgretola. Nel diritto penale, ma anche in quello amministrativo, si rivendicano “spazi franchi dall'intervento giudiziario”. Secondo le posizioni più conservatrici il capillare controllo democratico è nulla più di una tutela fastidiosa. Se lo stato forte ritiene che sia “meglio farne a meno”, i diritti fondamentali vengono platealmente violati.


Innanzitutto vorrei salutarvi e augurarvi un buon anno,sono nuovo in questo forum da quello che leggo purtroppo siete in molti e forse anche troppi,ad attribuire le colpe ad un errato modo di fare politica che ha come risultato aimè la devastazione della nostra molfetta sia dal punto di vista urbano e soprattutto dal punto di vista etico.Io vivo a Treviso terra che mi ha permesso di divetare imprenditore e di mandare avanti alcune idee che non avevo potuto mettere in pratica a Molfetta e che adesso mi stanno arricchendo,il consiglio che vi do è di unirvi e ribbellarvi contro tutti coloro che vi devastano vi intimoriscono, vi promettono posti di lavoro, denunciateli non abbiate paura a farlo..........non si può vedere da lontano una delle più belle e antiche piazze di molfetta devastate da un manipolo di ignoranti forse ubriachi che impunemente distruggono la nostra storia, o amministratori locali che si arricchiscono costruendo case nelle lame..fate attenzione durante le votazioni,perchè alla fine siete voi (intesi come comunità) a votarli piuttosto non andate a votare se avete il sentore di marcio dietro.siete tutti responsabili ,sia pure indirettamente,di quel che accade ma se il senso civico e dello stato avrà il sopravvento su di voi inizierete a cambiarla in bene Molfetta..........Non basta lamentarsi su un forum agite denunciando senza paura e fatelo tutti perchè ora la nostra città sta toccando il fondo e senza il vostro aiuto, quel fondo incomincerà a scavarlo.......Buona giornata a tutti

Viviamo davvero nella società dell'egotismo? Passando in rassegna le congerie di slogan oggi in voga, viene la tentazione di rispondere affermativamente: caduta dei valori e della solidarietà, cultura del narcisismo, trappola dell'egoismo, logiche rivendicative, edonismo, sono tutte espressioni che riecheggiano continuamente nello spazio pubblico. Scrive Franz Kamphaus, vescovo cattolico di Limburgo: “Qualsiasi movimento sul terreno della libertà va di pari passo con crisi relazionali, con il venir meno di rapporti di lealtà, con il crearsi di spaccature nella catena della tradizione. Chi vuole godere fino in fondo della propria libertà, è poi in grado di esprimere compiutamente se stesso? Le società moderne non stanno piuttosto andando in rovina proprio a causa dell'atomizzazione e del venir meno della solidarietà al loro interno?” In questo contesto viene chiamata in causa la metafora della crisi ecologica: la società moderna non vive solo di risorse naturali, che ha peraltro già sprecato e dissipato, ma anche di risorse morali, anch'esse non rinnovabili. In altri termini, viene meno quel biotipo trascendente dei valori in cui “si radicano” la comunanza, la solidarietà, la giustizia e in ultima analisi anche la democrazia. La nostra vera “malattia” non è dunque una crisi, ma la libertà, o, più precisamente, sono le conseguenze involontarie e le forme in cui trova espressione quel sovrappiù di libertà che, da tempo riconosciuto e accettato a parole, domina ormai la nostra vita quotidiana. Come armonizzare l'anelito all'autodeterminazione cvon la tensione non meno forte verso la comunanza? Come si può essere individualisti e al tempo stesso aderire a un gruppo? Come coagulare la molteplicità di opinioni diverse di cui consta ciascun abitante di questo mondo opaco in prese di posizioni e azioni politiche non effimere? I giovani sono mossi da questioni che la politica in larga parte esclude dalla propria agenda: come fermare la distruzione globale dell'ambiente? Come schivare o oltrepassare il tunnel della disoccupazione, che minaccia proprio i figli del benessere? Come si può vivere e amare con il pericolo dell'Aids sempre incombente? Tutte questioni che le maglie larghe della rete delle grandi organizzazioni politiche non riescono a trattenere. Il risultato è un rifiuto molto politico della politica da parte dei figli della libertà. Tutti i partiti soffrono del fatto che la generazione del “che cosa me ne viene in tasca” prenda parte a manifestazioni e a raccolte di firme ma trovi tremendamente noiosa la vita di partito con i suoi ordini del giorno e i suoi dibattiti sulle mozioni. Il bravo soldato di partito, che passa anni ad attaccare manifesti sperando, un giorno, di sedere in consiglio comunale, è una specie in via di estinzione. In sostanza, non abbiamo a che fare con una caduta dei valori, ma con un “conflitto” tra valori, tra due concezioni diverse, per stile e per contenuto, della società, della politica e della democrazia. D'altra parte, molti giovani vengono posti di fronte a un contesto globale con problemi completamente nuovi, a cui gli adulti e le loro istituzioni non sanno dare delle risposte, in quanto non hanno compreso la situazione e non sono quindi in grado di prendere sul serio le questioni che essa pone. ....................



Io mi sono scocciato di queste generalizzazioni. "A Molfetta siamo gente incivile" ecc. Io sono molfettese, abito a Molfetta e sono una persona corretta e per bene. Io vorrei che si incominci a fare distinzioni, qui non esistono "categorie" (il molfettese, il meridionale, l'africano, l'extracomunitario ecc.) Qui esistono le persone; e tra le persone esistono quelle per bene che rispettano tutte le regole e gli incivili, i deliquenti i vastasi. I primi devono avere il diritto di vivere in santa pace ed in un ambiente tranquillo visto che rispettono tutte le regole; i secondi devono essere ricercati casa per casa ed assicurati alla giustizia perchè non rispettano le regole del vivere comune. Le parole d'ordine per queste persone è PREVENZIONE e REPRESSIONE. Basta con le conniveneze per assicurare il quieto vivere; basta con forze dell'ordine che spesso fanno finta di non vedere e questo deve valere sia per i reati più piccoli (occupazione di passi carrabili, sosta in doppia fila, soste su posti riservati a disabili, non raccolata di feci canine ecc.) che per quelli più gravi (minacce, violenze, abusi ed occupazioni di posti illegalmente ecc.). Non occorre fare grandi discorsi e grandi cose basta avere il coraggio di risolverli i problemi. Ricordo a Polizia Urbana, Carabinieri, Finanza ecc. che nessuno ha obbligato loro a fare quel mestiere, loro percepiscono un compenso mensile per fare repressione e lo devono fare. Le regole del gioco sono queste, tutti conosciamo le difficoltà in cui operano ma le regole sono queste o ci stanno o si possono benissimo dimettere così risparmiamo un poco di soldi.

Nel suo commento, il sig. Stanzione fa una "boutade" piuttosto intrigante: ..."o è che si ha paura di inibire a certi elementi di divertirsi a spese della comunità?". Sembrerebbe una cosa così, tanto per dire, ma invece, a mio avviso, nasconde una grande VERITA' che non riusciamo a ...metabolizzare. Non credo sia paura di sanzionare, quanto credo che sia ...preoccupazione delle conseguenze (magari alle prossime elezioni ed altro) delle sanzioni a questi figuri - sicuramente ben noti a chi dovrebbe sanzionarli. Sono fantasie le mie? Beh, non credo! Un altro esempio è costituito, a caso, dalla rivendita di frutta A POSTO FISSO! (quindi, teoricamente, con tutte le autorizazioni - tranne quella di invadere il suolo pubblico) in corso Fornari angolo via G.Bruno, recentemente chiusa e sequestrata durante l'ultimo blitz anti illegalità. Ebbene, cari amici, siete mai passati in zona? Che cosa è cambiato dalla precedente situazione? Il "cancro, con le sue metastasi" (costituito dalla'invasività delle cassettine di frutta depositate per la vendita, dappertutto, però con un camion che ne fa un posto ...mobile!: ecco l'inghippo) si è spostato sull'altro marciapiede! Ed il Sindaco? (che, ricordiamolo, anche per i suoi estimatori ad oltranza, E' SEMPRE RESPONSABILE DELL'ORDINE PUBBLICO E DEL RISPETTO DELLE REGOLE, ANCHE QUANDO NON LE CONDIVDE - le sanzioni emesse dalla MAGISTRATURA - che cosa fa? NULLA! Allora, come pensiamo di rendere più civile la nostra Città? Chi dovrebbe incaricarsene, forse i Cittadini, armati di forconi e falci? Si, ha ragione il S.S.P. quando afferma di essere "innamorato" della nostra bella Città! Si, è bella, ma forse senza noi Molfettesi e, chissà, con un altro Sindaco?.






Alvaro piuttosto corsaro|sabato 31 dic 2011 22:40:23 Non basta fare "l'ordinanza" per far cessare gli spari: sentiremo e vedremo e leggeremo! - Pensavate e credevate veramente che, con una "SEMPLICE" ordinanza tutto questo scellerato e incivile modo comportamentale si sarebbe poturo evitare? Alquanto ingenui e sprovveduti: il gravissimo problema convincetevi è CULTURALE, solo e solamente CULTURALE, e non si risolve con ordinanze, divieti e nemmeno in pochi anni. Necessitiamo ritornare all'insegnamento delle materie "umanistiche", nelle scuole, nelle famiglie, nella società tutta. "Chissà se incrementando questo tipo di cultura anche gli studenti smetteranno di annoiarsi a scuola perchè avranno cominciato a vcapire che oggi non si può essere uomini restando chiusi nei confini angusti della propria tradizione. In questa clausura, infatti, possono crescere solo individui ignoranti e perciò intolleranti, perchè non hanno mai assaporato il "relativismo" della propria cultura, della propria fede, delle proprie convinzioni, delle proprie persuasioni. E' qui che, innanzitutto, si deve cambiare la scuola. Non congedarsi dalla cultura umanistica per quella tecnico-scientifica, ma accanto a questa, portare la cultura umanistica alla sua altezza, che è poi l'altezza dell'uomoin tutte le sue espressioni, che non sono solo quelle europee e americane, perchè l'Europael'America sono ormai abitate da gente di tutto il mondo, con la quale non si può convivere se non la si capisce, e non la si può capire se non sradicandosi almeno un po' dalle proprie tradizioni. Cosa, questa, che non si ottiene con il sapere tecnico-scientifico, ma con quello filosofico-umanistico, che va incrementato e non assotigliato perchè ritenuto poco idoneo alle professioni".

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