MOLFETTA - Non servono fattucchierie dell’ultima ora su una questione di delicata importanza per i cittadini di Molfetta e per il futuro amministrativo del Comune. La costituzione della Città Metropolitana (Molfetta dovrebbe essere naturalmente inclusa in quella barese, perché si è storicamente evoluta intorno al polo urbano e commerciale di Bari) andrebbe discussa in modo obiettivo solo su dati tecnici, amministrativi, commerciali, economico-industriali e legislativi. Scuotere semplicemente il sentimento identitario popolare (come se si volesse riesumare il nazionalismo di fine Ottocento) potrebbe sembrare unicamente strumentale.
Tra l’altro, il polverone alzato dal sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, su questa questione tecnico-amministrativa, è sembrato a molti il coperchio posto con forza a un altro “vaso di Pandora”, ancora da decifrare. Del tipo, distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica, ormai assopita. Allo stesso tempo, già dagli anni ‘90 la riforma istituzionale aveva tentato di avviare in Italia la costituzione di nuovi governi metropolitani configurati come livello istituzionale intermedio (le riforme successive hanno poi confermato questa opzione). Lo stesso Comune di Molfetta, con altri 30 Comuni della provincia, ha aderito già dal 2006 al Patto per lo Sviluppo Sostenibile “Metropoli Terra di Bari”, strumento fondamentale del partenariato BA2015 (molti Comuni avevano avviato una serie di provvedimenti amministrativi per la relativa pianificazione).
La posizione politica del sindaco Azzollini appare, perciò, piuttosto “dissociata”: se si rifiuta Bari per una presunta indipendenza storico-identitaria, bisognerebbe applicare lo stesso ragionamento per la Provincia di Foggia, che storicamente non ha alcun legame con Molfetta (la BAT sarà comunque soppressa). A meno che Azzollini non voglia davvero creare sua sponte un granducato, uno stato autonomo alle sue dipendenze, senza nemmeno consultare i cittadini attraverso gli strumenti di consultazione popolare fissati dallo Statuto comunale.
Dopo l’intervento di Lillino di Gioia, Pasquale Mancini, coordinatore locale del Pdl, e Guglielmo Minervini (Pd), assessore regionale alla Mobilità, lo stesso Azzollini è intervenuto sulla vicenda in un comunicato comunale con dichiarazioni al limite dell’“esaltazione” politica, non solo per le accuse lanciate, ma anche per l’insufficienza delle argomentazioni tecniche (ad esempio, quali risorse finanziarie di Molfetta il Comune di Bari potrebbe assorbire, se il bilancio comunale è un colabrodo ed è appesantito da debiti di bilancio e lacune finanziarie?). La vicenda sarà discussa in Consiglio comunale il prossimo 12 ottobre (ore 16.30, aula Carnicella di palazzo Giovene): un consiglio che, però, negli ultimi anni è stato espropriato del suo potere decisionale (altro che massima assise decisionale e rappresentate del volere dei cittadini). La decisione appare scontata. Proprio per questo, la vicenda dovrebbe essere affrontata in termini tecnici e non semplicisticamente politici.
Di seguito, le dichiarazioni del sindaco Azzollini.
No all’accorpamento di Molfetta nella futura Città Metropolitana di Bari. È netta la posizione del sen. Antonio Azzollini sul futuro assetto dei Comuni nell’ambito della provincia di Bari: «A quanto pare Guglielmo Minervini vorrebbe cancellare Molfetta dalla cartina geografica trasformandola di fatto in una periferia di Bari, cestinando allo stesso tempo l’identità storica e l’autonomia della nostra città. Ancora una volta Minervini dimostra di non amare la propria città: ci ha già provato più volte con la Regione a ostacolare lo sviluppo di Molfetta uscendone però sempre sonoramente sconfitto, ora ci riprova tentando di scippare ai cittadini ogni forma di autonomia decisionale, trasformandoli di fatto in sudditi di Bari».
Il “no” alla Città Metropolitana di Bari equivale a dire “no” a centri di potere estranei. L’impegno del sindaco Azzollini per la difesa delle autonomie locali è un impegno che accomuna altri sindaci di altre grandi città della Puglia. «è un’autentica follia – aggiunge il sindaco Azzollini – pensare a Molfetta come a una sorta di circoscrizione di Bari svuotata di ogni autonomia decisionale. La sua storia, i processi di sviluppo innescati in questi anni, la necessità di essere vicini alle esigenze dei cittadini, il numero di abitanti e la complessità delle questioni che si affrontano in una grande città come la nostra, esigono il mantenimento dell’attuale ordinamento degli enti locali. Quanto poi alla capacità di intercettare risorse finanziarie e razionalizzare la spesa pubblica evitando inutili sprechi – aggiunge Azzollini – be’ l’assessore regionale Guglielmo Minervini non è nelle condizioni di dare lezioni, viste le condizioni precarie in cui oggi versa la Regione Puglia nonché il Comune di Bari. Anzi, farebbe molto bene a imparare qualcosa dal Comune di Molfetta. Non vorremmo, dunque, che qualcuno non veda l’ora di usare il Bilancio del Comune di Molfetta per risanare i deficit di altri».
«La Città Metropolitana di Bari non sarà, come dice qualcuno, una unione di Comuni con funzioni equiparabili all’attuale Provincia di Bari, perché altrimenti non si capirebbe quale urgenza ci sia nel voler sopprimere l’autonomia amministrativa dei singoli Comuni».
Il sindaco Azzollini contesta anche l’idea sostenuta da Guglielmo Minervinisecondo cui Molfetta alla fine entrerebbe a far parte della Provincia di Foggia: «è una barzelletta che non fa nemmeno ridere: a questo punto gli suggeriamo la Provincia di Isernia o qualunque altra provincia, purché lasci inalterata l’autonomia di Molfetta e dei singoli Comuni. In realtà oggi i Comuni sono chiamati a scegliere non una provincia, ma se aderire o no alla Città Metropolitana di Bari: la nostra posizione contraria è condivisa da numerosi altri comuni sia della Provincia di Bari sia della Provincia Bat. Pertanto, è auspicabile che il Governo ne prenda atto e individui soluzioni più adeguate. In ogni caso – conclude Azzollini – sul futuro di Molfetta sarà Molfetta stessa a decidere. Porteremo questo dibattito nella sua sede istituzionale più naturale, il Consiglio Comunale che è la massima rappresentazione democratica della comunità».
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